16/02/2022 – «Riapriamo il dibattito sul nucleare pulito: sistema che guarda al futuro delle nuove generazioni. Non possiamo più essere schiavi energetici di altri Paesi». Un movimento ambientalista apre al nucleare: la svolta è quella dei “Verdi per l’Italia”, la lista creata dai centristi padovani che si presenterà con un proprio candidato alle prossime elezioni.
In questo caso a firmare una presa di posizione innovativa sono l’ex assessore provinciale Sebastiano Arcoraci e l’ex vicepresidente di AcegasAps Domenico Minasola.
IL NUOVO NUCLEARE
Una considerazione che parte dall’attuale situazione energetica, con i costi a livelli ormai insostenibili. E il ritorno del dibattito sul nucleare. «La tecnologia pulita oggi può essere utile per aumentare l’autonomia energetica di ogni Paese, e in questo caso dell’intera Europa, senza rimanere sotto ricatto dai Paesi del Medio Oriente produttori di energia, o dei Paesi dell’Est o ancora della Cina padroni dei gasdotti attuali e futuri», spiegano i due promotori che se la prendono con le «strumentalizzazioni politiche ed ideologiche di una certa sinistra falsamente verde, Pd compreso, che puntualmente e pregiudizialmente alza gli scudi contro ogni tipo di innovazione del nostro Paese».
«Appare dunque utile, nel contesto attuale, fuori da ogni condivisioni di logiche passatiste ed autolesioniste riprendere il dibattito, alla luce sia delle nuove scoperte scientifiche nel settore energetico sia alle convenienze di tipo politico – proseguono i “Verdi per l’Italia – Vanno adottate politiche di bio-compatibilità nel rispetto dell’ambiente e nel contempo di uno sviluppo economico adeguato per un Paese moderno come il nostro. Moderne tecnologie di costruzione, gestione e manutenzione delle centrali di nuove generazioni anzi ne farebbero un modello compatibile di sviluppo energetico, fermo restando naturalmente l’inconveniente e l’onere di custodire e smaltire le scorie sottoterra».
LA POLITICA ENERGETICA
I “Verdi per l’Italia” sostengono ovviamente l’utilizzo delle energie alternative, che però rappresentano solo il 30% della produzione energetica del Paese. Sul restante 70% chiedono però di aprire un ragionamento in linea con quanto auspicato anche dal ministro per la transizione ecologico Cingolani.
Arcoraci e Minasola concludono con un articolato elenco di possibili interventi: «Aumentare i gassificatori e nel frattempo sbloccare quelli già pronti all’uso ed attualmente bloccati da cavilli burocratici, o riconvertire quelli a carbone a gas come si potrebbe fare per esempio nel grande impianto di Civitavecchia – dicono – Raddoppiare la produzione di gas italiano, con gli impianti in Puglia, e in tutto l’Adriatico.
E ancora: implementare gli impianti di bio-massa e bio-metano come sta cercando di fare, ad esempio, una azienda italiana, l’ItalGas, e di recente la centrale di Porto Empedocle. Infine, programmare entro 3 anni impianti di nuova generazione per l’utilizzo del nucleare pulito».
«Nel frattempo, il governo dovrà assicurare molte più risorse di quelle finora stanziate, eventualmente con uno scostamento di bilancio, almeno per il triplo di quelle finora individuare, mentre vanno da subito migliorati i rapporti con la Russia, attivando nel contempo, una partnership con la Francia, sulla base anche dell’ultimo patto bilaterale sottoscritto a Roma nei mesi scorsi, per utilizzare intanto la loro energia da nucleare a “prezzi “politici – concludono i due esponenti dei “Verdi per l’Italia – Solo così potrà aversi una alternativa possibile per affrancarci dalla schiavitù energetica subita da decenni dal nostro Paese, soprattutto da parte di Paesi extra europei, assicurando ai nostri cittadini, il pieno soddisfacimento dei loro bisogni, sempre maggiori, a costi calmierati ed accessibili a tutti».
Fonte: Mattino di Padova del 16/02/2022